Bullismo-Cyberbullismo, un grande problema per piccoli e "meno piccoli”. Uso dei dispositivi elettronici
Il mio professore di Latino e Greco del liceo spesso ripeteva: “nomina sunt substantia rerum”!
Effettivamente se il nome rappresenta la sostanza delle cose, allora il termine bullismo deriva dall’alto tedesco/olandese “bule”, anticamente utilizzato come “lemma” per indicare l’ “amico”. Tuttavia l’evoluzione sociale ha trasformato “violentemente” il significato della parola, così come anticamente conosciuta ed utilizzata, tanto da consegnarle il significato opposto.
Invero la trasformazione comportamentale e relazionale dell’individuo, causa anche una società sempre più alla ricerca delle performance sociali e sempre più veloce nel trasferire informazioni e comunicazioni , ha generato il mutamento del senso e del valore di tale termine.
Quell’amico di cui ci si poteva ciecamente fidare si è trasformato nella persona che, invece, ha iniziato ad abusare di quella stessa fiducia, approfittandone al fine esclusivo di affermare la propria superiorità nel consesso sociale (tendenzialmente per compensare una qualche sofferenza afferente alla sfera del personale), sfruttando, per conseguire il proprio obiettivo, le debolezze di chi lo considerava un amico fidato. Ecco, allora, che il bullo diviene quello che l’accezione inglese - “to bully”- ha consegnato al mondo intero, ovvero l’esemplificazione umana della prepotenza!
Qui cercheremo, pertanto, di tracciare le linee fondamentali del fenomeno, dando particolare rilevanza al legame che, "osservato sul campo” da chi scrive, sembra essere divenuto indissolubile tra ciò che è il bullismo in presenza e ciò che è il cyberbullismo (rectius, bullismo on-line), onde comprenderne (ove possibile) le dinamiche e lasciando il dovuto spazio interpretativo al lettore in merito alle pericolosità del fenomeno medesimo.
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